In tempo di Covid-19 si riapre la tematica del Risk Management, poiché la pandemia rientra tra gli eventi non prevedibili, in grado di causare effetti a livello di economia mondiale. Come questa, negli ultimi vent’anni, si ricordano numerosi eventi, tra cui: l’eruzione del vulcano in Islanda, il terremoto in Giappone o le varie epidemie di Sars ed Ebola.
In tali casi, se è vera l’affermazione di uno storico e scienziato che “in queste cose l’unica certezza è che non c’è nulla di certo”, allora ciò che bisogna fare è attivare processi di gestione del rischio, ossia di Risk Management, in particolare quando a rischio è l’intera supply chain dell’azienda. Per avere un’idea precisa di quanto è necessario cautelarsi, è determinante conoscere i materiali, i componenti o i prodotti chiave per la robustezza della supply chain, a garanzia del fatturato aziendale.
Come comportarsi in caso di eventi non prevedibili come il Covid-19?
Il tipico atteggiamento aziendale implica la creazione di task force, dalla cui azione si pretende la risoluzione al problema temporaneo, garantendo il contenimento dei costi ed un’elevata marginalità sul prodotto finito. Tale condizione è molto difficile da raggiungere ed è preferibile optare per scelte alternative, definite a priori.
Occorre innanzitutto trovare un professionista all’interno dell’azienda, che sia in grado di redigere il “Contingency Plan”. L’area della supply chain risulta essere la più indicata in termini di competenze e di leve di controllo per l’individuazione di un responsabile, in grado di redigere un piano di gestione che trovi spazio economico all’interno di un budget di spesa.
4 passi per giungere a un efficace “Risk Management”
Individuato il Responsabile, occorre mettere a punto i seguenti passi, per giungere ad un efficace “Risk Management”:
- definire i diversi fattori di rischio e classificarli;
- creare piani di formazione per il personale dell’area con obiettivi legati alla gestione del piano;
- redigere il piano;
- gestire il budget di spesa.
Per quanto riguarda il primo punto, bisogna essere in grado di identificare in maniera efficace i rischi, siano essi interni (impianti, attrezzature o strumentazioni dedicate, componentistica vincolante) o esterni, legati ad eventi eccezionali, o, ad esempio, alla chiusura di un fornitore strategico per cause finanziarie. Tale passaggio risulta essere fondamentale, in quanto, determina le sorti del piano. Soffermarsi per definire con precisione i fattori in gioco è il punto chiave. A tal proposito, Einstein affermava “se avessi solamente un’ora per risolvere un problema, passerei 55 minuti a definirlo e 5 minuti a risolverlo”.
Adottare la metodologia PDCA: Plan, Do, Check, Act
Una volta recuperati tutti i dati utili del passato, occorre passare alla redazione del piano. L’implementazione di uno strumento scientifico come il ciclo di Deming, noto anche come PDCA, consente di affrontare in maniera rigorosa e sistematica l’attività. Tale metodo, al centro della UNI EN ISO 9001:2008, risulta utile ai fini di pesare l’entità del rischio, veicolando una graduale prioritarizzazione. Il ciclo di Deming prende il nome dalle iniziali di 4 fasi, che insieme compongono l’acronimo PDCA:
- Plan > fase in cui si cercano di capire le criticità da contenere, si pianificano miglioramenti da apportare e si definiscono obiettivi, iniziative e risorse.
- Do > si costruisce il percorso e se ne verifica l’applicabilità (il piano di miglioramento è programmato).
- Check > si apportano misure, verifiche e simulazioni, si misura l’ipotetico impatto del piano e se ne proiettano gli effetti.
- Act > si consolida e si standardizza il piano, assicurandosi un futuro sotto controllo.
La cultura Kaizen, ma anche, e, soprattutto, il contributo delle risorse aziendali, al centro di ogni processo di miglioramento, favoriscono la realizzazione di un’analisi accurata.
Capacità di Problem Solving come strategia aziendale
I problemi, piccoli o grandi, sono il pane quotidiano nella vita di tutti, e, ogni individuo è solito affrontarli. Tuttavia, non tutti adottano le stesse modalità di Problem Solving. In relazione alla risoluzione dei problemi esistono persone reattive, altre riflessive, alcune capaci di aguzzare l’ingegno e, infine, persone in grado di vedere i problemi, ma che faticano a razionalizzare una soluzione.
In condizioni di incertezza totale, i problemi sono l’unico punto fermo, e, le competenze di Problem Solving divengono sempre più la “conditio sine qua non” per sopravvivere in un contesto che cambia molto rapidamente. Per stare al passo con i tempi l’uomo deve sapersi re-inventare, perseguendo ed inseguendo una formazione continua, che risulta essere la chiave di successo per approcciarsi all’era digitale, all’intelligenza artificiale, alla robotica e all’industria 4.0. L’acquisizione di nuove skill prepara l’uomo ai cambiamenti e offre la possibilità di approcciare il problema secondo punti di vista differenti, provenienti da una formazione interdisciplinare. Grazie all’acquisizione di tali skill, l’essere umano può mettere a punto la propria creatività e intuito per la risoluzione dei problemi; caratteristiche che sono e rimarranno sempre patrimonio unico ed esclusivo dell’uomo, indispensabili per la costruzione di un piano del rischio.
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