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22/05/2016

I filosofi e le macchine – Parte I

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Vi proponiamo di seguito il video e la sintesi dell’intervento di Agnese Benaglia al Convegno “Fabbrica 4.0” tenutosi a Bondanello l’8 aprile 2016.
Parte I – Le rivoluzioni industriali
Omero lo sapeva già che doveva esserci il modo per alleviare la fatica del lavoro manuale. Nel XVIII libro dell’Iliade troviamo la descrizione della fucina di Vulcano in cui compaiono “dieci  tripodi dieci…sopposte a  tutti d’oro avea le rotelle, onde ne gisse da sé ciascuno all’assemblea dei numi…meraviglia a vederli!” : automi ante litteram. Del resto, come è noto,  nell’antica Grecia troviamo le radici della nostra civiltà. Lo sviluppo delle scienze – matematica, fisica, astronomia, medicina, geografia…- raggiunge vette altissime. Tuttavia, a queste raffinate competenze teoriche non corrisponderà per secoli un adeguato sviluppo tecnologico. Perché? Perché le società antiche erano fondate sull’uso della schiavitù  e delle fonti energetiche naturali (fuoco, vento, acqua, animali) come mezzi per assicurare  la produzione dei beni necessari alle comunità.


I processi storici di lunga durata e gli eventi maturarono solo nell’Inghilterra del XVIII sec. . Lì, in quel contesto, dopo una serie di rivoluzioni che introdussero la modernità in occidente – scoperte geografiche, riforma protestante, rivoluzione scientifica, rivoluzioni politiche inglesi e americana – decollò la prima rivoluzione industriale nel segno di una  fonte energetica meccanica quale la  macchina a vapore  e delle sue applicazioni nelle prime fabbriche – le filande  – e in un  nuovo mezzo di trasporto: la ferrovia. Nasce l’industria moderna, un nuovo settore produttivo che si aggiunge all’agricoltura e all’artigianato, attorno a cui si svilupperanno città vecchie e nuove. Con essa nascono due nuove classi sociali, la borghesia industriale e il proletariato di fabbrica presto in conflitto tra loro e con le vecchie classi dirigenti, innescando processi di lenta ma profonda  trasformazione  socio-politica.

La seconda rivoluzione industriale si manifesta negli ultimi decenni del sec. XIX in molti altri stati in grado di competere con  l’Inghilterra:  U.S.A. , Francia,  Germania, Giappone. La scienza, che sta conoscendo nello stesso periodo una sua seconda rivoluzione, assume una funzione trainante anche nella pianificazione, nell’organizzazione  e nell’ampliamento del sistema produttivo (nasce l’industria chimica). Compaiono nuove fonti energetiche: il petrolio e l’energia elettrica. Il sistema produttivo è reso sempre più efficiente con l’introduzione del Taylorismo (catena di montaggio). Il settore trainante dell’industrializzazione non è più il tessile ma quello dell’industria pesante. La concentrazione capitalistica si intensifica nella formazione di monopoli e oligopoli; al capitalismo industriale si affianca il capitalismo finanziario. Lo straordinario sviluppo produttivo di beni e servizi è al tempo stesso causa ed effetto del formarsi della cosiddetta  società di massa. I governi tendono a mantenere il controllo dell’economia (dirigismo) in funzione di propositi nazionalistici e imperialistici che entreranno fatalmente in rotta di collisione con lo scoppio della 1^ guerra mondiale.
La terza rivoluzione industriale caratterizza il secondo dopoguerra già segnato dal clima della guerra fredda.  L’energia atomica è la nuova risorsa che subito rivela la sua tremenda ambiguità (v. Hiroshima e Nagasaki). Lo sviluppo dell’astronautica  promette all’uomo nuovi spazi da esplorare e quello dell’informatica rivoluziona i sistemi di comunicazione. Prevale sempre più il settore  terziario. Emerge un nuovo modello produttivo di provenienza orientale: la “produzione snella” o della “Qualità totale” ovvero il Toyotismo come alternativa al Taylorismo . Il mondo è diventato un “villaggio globale” in cui sembrano abbattuti i limiti spazio temporali ma non problemi giganteschi come quelli dovuti all’esplosione demografica, ai dissesti ecologici e alla conflittualità belligerante in tante parti del mondo.
(continua)